LA STAMPA Lunedì 12 Luglio 1999




Vita misteriosa di Simeone Levi
l'egittologo che sfidò il furbo Schiaparelli


Mirella Appiotti

SIMEONE Levi, una bellissima testa su un piccolo corpo. Semiparalizzato da una malattia infantile. Di notorietà europea alla fine del secolo scorso come egittologo, oltre che come matematico, antagonista di Schiaparelli; autore, tra molte altre opere, di un monumentale Vocabolario geroglifico copto-ebraico, tuttora valido; impegnato sino allo spasimo in un viaggio che dal ghetto di Carmagnola approda all'Accademia dei Lincei. Ma sinora sconosciuto come uomo. Uno che nel mondo della cultura era rimasto l'«outsider» e che, per orgogliosa ritrosia, ha lasciato di sé solo un'autobiografia, ma «cifrata» e con un linguaggio di sua invenzione.
Ora ritrovata e decrittata. Sicché la sua avventura può essere per la prima volta raccontata da due discendenti, Giorgina Arian Levi, storica e ex parlamentare alle soglie dei suoi attivi 89 anni e Emanuele Viterbo studioso di livello internazionale nel campo della codifica e della trasmissione numerica. Ed ecco un personaggio che «chi leggerà questo libro dimenticherà molto difficilmente», dice Cesare Segre nella presentazioene. Simeone nasce nel 1843 (sposato due volte, tre figli, morirà nel 1913), cinque anni prima dello Statuto albertino che libera gli ebrei dalle antiche interdizioni. Della sua famiglia di piccolissima borghesia è stato possibile ritrovare le radici solo a partire dal '700 ma tanto è bastato per ricreare, come in un minuscolo romanzo, una sorta di shtetl italiano, quel brulicare ebraico di lavoro e di sentimenti, donne forti, uomini onesti dal quale il giovane Levi, grazie all'emancipazione, può uscire. Combattendo contro una endemica povertà studierà al Real Collegio di Moncalieri, si laureerà in matematica a Pisa, manterrà sino alla morte la passione per quell'Egitto tanto strettamente legato alla storia dell'ebraismo, un universo sconfinato nel quale si addentra forte di una strabiliante conoscenza delle lingue, moderne ma soprattutto antiche (darà il suo contributo, apprezzatissimo, anche al Museo Egizio di Torino), senza però mai allentare il legame profondo e insostituibile con «quelle» radici.
Un'appartenenza che giustifica il suo ricorrere, senza troppi indugi psicologici, all'aiuto economico di correligionari e il suo non lesinare accuse di antisemitismo «in grande parte giuste, a chi non gli riconosceva quanto riteneva di meritare». Bruciante il giudizio su Schiaparelli che, uomo di establishement, nel corso di una querelle scientifica aveva avuto la meglio su di lui, «battitore libero»: «Schiaparelli fu più furbo di me, da vero seguace di Loyola seppe lodandomi denigrarmi...»: così Simone scrive nel manoscritto. Ma perché cifrato? «Forse per gioco - è la conclusione del pronipote Viterbo - o per il desiderio di creare lui stesso un alfabeto dopo averne creato tanti». Soprattutto per nominare liberamente «i molti miei nemici e i pochissimi miei amici, le mie amanti tutte...».

Giorgina A. Levi, Emanuele Viterbo
Simeone Levi. Storia sconosciuta di un noto egittologo
Ananke, 135 pagine, 24.000 lire